RASSEGNA “SEGNALI DI ASCOLTO”
TEATRO CASA DELLE CULTURE DI ROMA
via San Crisogono, 45
OlivieriRavelli_Teatro
presenta
APPUNTI PER UN TEATRO POLITICO
una produzione
Ass. Cult. Amnesia Vivace - Ass. Cult. Figli di Hamm
Drammaturgia e regia: Fabio M. Franceschelli
Interpretazione: Claudio Di Loreto - Silvio Ambrogioni - Gabriele Linari - Domenico Smerilli
musica: Gnometto Band
voce femminile fuori campo: Francesca La Scala
voce maschile fuori campo:Marco Fumarola
realizzazione del jingle:Marco Puccilli
voce nel jingle:Francesca La Scala
realizzazione del costume “Hugo Ball”: Francesca Moretto
realizzazione del copricapo del “Compagno Jackso”: Anna Maria Sechi
trucco: Anna Maria Sechi
disegno luci: Marco Fumarola
progetto grafico:Alessandra D’Innella
Ideazione scene e costumi: Fabio M. Franceschelli e Claudio Di Loreto
Ufficio Stampa e Comunicazione
Maria Rita Parisi mariaritaparisi@gmail.com - 3470069645
Una farsa comica e grottesca e un “serio” monologo si alternano in tre quadri. Tutto gira intorno ad una domanda: che significa oggi essere di sinistra? Modernità e socialismo, borghesia e socialismo, Occidente e socialismo, capitale e socialismo… c’è davvero spazio per una sintesi accettabile o dobbiamo concludere che si tratta di poli antinomici? E in quest’ultimo caso, dove sta la coerenza del borghese occidentale che si professa di sinistra? Il monologo pone con affanno e confusione tali questioni, serie, pesanti, senza scampo; la farsa, invece, dà delle risposte “leggere”, disimpegnate, terribilmente e allegramente nichiliste… ma sembrano essere le uniche risposte che per ora si possono accettare. Nella farsa prevalgono personaggi brutti, scorretti, schizzati sulla carta attraverso stilizzazione e iperbole, sottrazione e deformazione, luoghi comuni talmente banali da sembrare indegni del concetto d’umanità. Ma sono personaggi e modi di “non-pensare” così familiari che, alla fine, nonostante il grottesco imperante tutto appare nella forma di un tranquillo e quotidiano realismo. Nel monologo prevale invece il porsi domande, disperate nella misura in cui scaturiscono dallo svelare con evidenza e logica stringente tutte le contraddizioni della nostra società e del nostro “moderno” modo di pensare. Si finisce, quindi, con un ridere disperato, un ridere che fa male.
LINEE GUIDA
(da Antonio Gramsci, La Città futura)
Odio gli indifferenti […]Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.L'indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. […]
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. […]
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
TEATRO CASA DELLE CULTURE DI ROMA
via San Crisogono, 45 tel. 06.58333253 fax 06.58157182
www.casadelleculture.net casadelleculture@interfree.it
1 commento:
o spettacolo migliore del primo decennio dl 2000...
una parte di me scherza, ma una parte di me dice davvero...
senz'altro tra gli spettacoli migliori e più stimolanti tra la cinquantina di quelli visti dall'estate 2007..
viva Appunti per un teatro politico!
D. timpano
5-1-08
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