sabato 1 dicembre 2007

UBU SETTETE - 18/11 - XII SERATA





DOMENICA 18/11 h.18.30 - RIALTO S.AMBROGIO (sala teatro)


Zerobeat Teatro
Cara la pelle
Spettacolo vincitore del Premio New Contaminate Art Festival di Aversa
con: Sara Mansi, Enrica Provasi, Luisa Supino
regia: Enrica Provasi
luci: Federico Ferrari
video: Barbara Viotto
liberamente tratto da: Anna Politkovskaja, "Cecenia. Il disonore russo" e Slavenca Drakulic, "Come se io non ci fossi"

Dalle memorie di chi ha subito la deportazione, la violenza dei campi di tortura, l'impossibilità del ritorno.Cara la pelle racconta di una donna qualsiasi, e di una guerra che un mattino entra nella sua vita “con un calcio nella porta”.Una donna che fa l'insegnante in un paesino di provincia, figlia di un'impiegata statale e di un ingegnere, che viene caricata su un autobus e portata in un campo di concentramento dove diverrà prima serva, poi oggetto di violenza sessuale ripetuta e di tortura sistematica, concubina, ed infine "profuga" spedita in un paese straniero.
I profughi di Cara la pelle sono donne. Donne che parlano lingue diverse. Di origini, tradizioni, religioni diverse. Accomunate dall'essere diventate bestiame di scambio, prostitute, animali da soma, da tortura o da compagnia.Sbriciolate, consumate, come un pezzo di pane, o di sapone.Insieme all'italiano, i dialetti - uno del nord italia, lombardo, ed uno del sud, campano – si impastano. Terra e fango. Un'unica voce frammentata in quelle migliaia di voci di donne che parlano lingue diverse, accomunate dallo stesso destino: quello di essere depredate.





DOMENICA 18/11 dalle h.20.45 - RIALTO S.AMBROGIO (itinerante fra le varie sale)

Compagnia Denoma
La festa di Santa Barbara (consolazione – vestizione – processione)
liberamente tratto da un testo di Giulio Marzaioli

regia, scene, costumi e interpretazione: Romina De Novellis
musiche originali di Andrea Farri e AA.VV.
disegno luci Gianni Staropoli
scene e costumi Romina De Novellis

Santa Barbara, protettrice dei minatori, presente nei cantieri minerari sotto forma di statua. Da un'esperienza presso un cantiere dell'Appennino Tosco-Emiliano, nascono suggestioni e visioni in veste di installazione-performance: quadri in movimento di preparazione della Santa alla sua festa.

Santa Barbara nacque a Nicomedia, in Turchia nel 273 d.C.. Tra il 286-287 si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia a seguito del padre Dioscoro, fanatico pagano e collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. Dioscoro fece costruire una torre per difendere e proteggere Barbara durante le sue assenze. Il progetto originario prevedeva due finestre che diventarono tre (in riferimento alla croce) secondo il desiderio della ragazza, a dimostrazione della sua conversione.La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo per la visione di San Giovanni Battista. La manifestazione di fede di Barbara provocò l'ira di Dioscoro; per sfuggire a quest'ultimo, Barbara si nascose nel bosco dopo aver danneggiato gran parte degli dei pagani della sua villa. La tradizione popolare scandrigliese afferma che essa si rifugiò in una nicchia scavata all'interno di una roccia e fu trovata per la delazione di un pastore. Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana. Durante il processo, iniziato il 2 dicembre 290, Barbara difese il proprio credo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la fede cristiana: fu così torturata e graffiata. Il giorno dopo la Santa fu esposta alla prova del fuoco. Il 4 dicembre, letta la sentenza di morte, Dioscoro prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla. Il cielo si oscurò e un fulmine colpì Dioscoro.Santa Barbara è invocata come protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa; è protettrice di artificieri, artiglieri, minatori, vigili del fuoco e carpentieri.

A seguito di varie tappe di avvicinamento alla veste "definitiva", segnate da visioni, performance e studi in cui si sono registrate "apparizioni" di Santa Barbara (in Roma: Teatro Eliseo, Rialtosantambrogio, Teatro Palladium, Duncan 3.0), ha debuttato nel mese di luglio 2007 in una prima forma di studio un progetto in divenire che, partendo dall’esperienza di Giulio Marzaioli portata sulla carta in più versioni (prima in un racconto pubblicato su Carta, poi in una serie di canovacci rivolti al teatro) si è trasformato in appunti personali di Romina De Novellis a partire dai quali è stata tracciata la mappatura di un percorso di riconoscimento e allo stesso tempo di disorientamento di Barbara rispetto alla propria Santità.

In questa sede si presenta dunque per la prima volta, La festa di Santa Barbara, sei quadri in movimento suddivisi in due giorni, immagini tratte dallo spettacolo Santa Barbara, ambientate nella torre dove il padre l’aveva rinchiusa e che vanno a raccontare lo scorrere di un giorno, il 4 dicembre, in cui tutti i cantieri d’Italia si fermano per ricordare e festeggiare la Santa che li protegge e Barbara, vittima del proprio ruolo, quasi senza accorgersene invoca la tragedia e la morte degli operai in miniera, a seguito del crollo della galleria. Lo spettacolo Santa Barbara nella sua forma integrale sarà presentato a Roma al Teatro Furio Camillo, nel mese di febbraio 2008.La costrizione della Santa deriva dal fatto che Barbara in realtà è una bambina a cui è stata privata la vita. Prima l’isolamento, poi le torture. Infine la morte. Cosa sente una bambina privata dell’affetto, del gioco e della libertà di crescere? Come può una bambina comprendere il tradimento di un padre? Può bastare la fede in un Dio? E quanto è attuale un episodio di questo tipo se, poco più di un anno fa, si ripeteva a Brescia un episodio di cronaca nera simile? Le innumerevoli processioni e feste dei paesi in cui è venerata da quando è Santa la circondano di volti, suoni emozioni propri del meridione più intenso. Barbara è accompagnata nella sua immaginazione dai volti e dalle voci di ogni tempo e di ogni luogo in cui è stata Santa.

Vive guardando dall'alto e soffre la distanza dalla terra, l'impossibilità di condividere la vita di chi la guarda. Può soltanto imitare la donna della processione, la moglie del minatore vestita a festa, la vedova del minatore vestita a lutto. Può desiderare di essere come loro, ma tra l’influenza e l’attrazione per una realtà esterna e, invece, la propria natura questa, di bambina Barbara e cristiana, non può che prevalere. Allora è costante la tensione tra la dimensione popolare e la costrizione della pietra, la distanza della statua. La tensione induce al movimento e dal movimento parte lo studio sull’interpretazione. Nel solco di un percorso che nasce nella danza, prosegue nel teatro-danza e approda alla ricerca di un ulteriore rapporto/fusione tra voce e movimento, il primo punto di definizione è emozionale. Il superamento della fissità, la distanza dall’essere umano e la dimensione di isolamento. Da qui tutto il lavoro è fondato sull'approfondimento interpretativo.Tutto ciò porta Barbara ad un esasperato nervosismo, alla paura. La figura del padre è predominante: l’unico uomo che ha amato e che nella sua dimensione di Santa confonde con Dio. L’uomo che ama e odia allo stesso tempo. Una bambina vittima di un uomo che si ritrova ad essere protettrice di soli uomini. La confusione di piani, la bambina e la Santa, la fa essere materna e burbera, protettrice e spietata come Minosse allo stesso tempo. Le contraddizioni, le diverse dimensioni della Santa, la sua natura di bambina rinchiusa, votata al sacrificio e pur sempre bisognosa d’affetto del padre, producono in scena cambi improvvisi di atteggiamento: la Santa venerata, donna matura e seducente, Barbara bambina indifesa e ad un tempo capricciosa e fanatica, fino alla figura della protettrice, matrona e rassicurante come una madre.Tale follia spirituale è trasmessa nel copro attraverso un lavoro che, prendendo spunto dal quotidiano, diventa come nei corpi deformanti con cui lavora Romina De Novellis (vedasi c.v.), motivo di continuo disequilibrio, instabilità e goffaggine che a partire dalle articolazioni si ripercuote in tutto il corpo.

E’ come se la perdita dell’amore (del padre, che la fa rinchiudere in una torre) avesse delubrificato le articolazioni e avesse gettato anche il pensiero in uno stato di smarrimento.(Mariateresa Surianello)

Non c’è speranza di salvezza negli occhi della giovane sacrificata da un’umanità meschina, l’angoscia traspare potente nel corpo e nella mimica della De Novellis, particolarmente abile a trasmettere il senso di violenza subito da tutte le donne cui è stato impedito di essere protagoniste della propria esistenza, la disperazione si manifesta come una membrana uterina che richiami indietro la vita e la incateni, violentemente, e senza possibilità di fuga.La mente vacilla tra speranze di altitudine salvifica e realtà di gravità incatenatrice, finché il raziocinio si perde definitivamente tra i cunicoli bui della torre-prigione lasciando al Male il compito di sublimarsi a scapito della Vita.
(Davide Buonasorte)





DOMENICA 18/11 h.21.00 - RIALTO S.AMBROGIO (sala teatro)

BabyGang
Mi cercarono l'anima a forza di botte
La Chiesa e Domenico Scandella. I processi dell'Inquisizione (1583-1599)

dagli atti dei processi a Domenico Scandella
di: Andrea Del Col
drammaturgia e regia: Tommaso Pitta
con: Federico Bonaconza

Lo spettacolo Mi cercarono l'anima a forza di botte di Tommaso Pitta, con l'attore della Compagnia BabyGang narra la vicenda processuale di Domenico Scandella detto Menocchio, il mugnaio eretico a cui Carlo Ginzburg ha dedicato il saggio Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del cinquecento. Il testo consiste in un adattamento degli atti processuali, pubblicati integralmente dal professore Andrea Del Col nel volume Domenico Scandella detto Menocchio. I processi dell'Inquisizione (1583-1599); lo spettacolo si sviluppa nel dialogo tra Domenico Scandella, situato su una pedana e attorniato dal pubblico, e la voce imponente e pacata dell'Inquisitore che lo giudica.

Tre aspetti che caratterizzano la storia di Menocchio hanno motivato la scelta di rappresentarla.Una specifica peculiarità del protagonista: Menocchio dice tutto quello che pensa, tuttavia non è un eroe. Non è disposto a morire per le proprie idee, vorrebbe riuscire a tacere, ma non ne è capace. Ha una sorta di "malattia": non ha "filtro", ciò che pensa, dice. Questa contraddizione consente al meccanismo del potere di mostrarsi in modo esemplare.La qualità e l'originalità dell'intelligenza, dell'immaginario e della religiosità di Menocchio: una mente semplice e profonda, concreta e visionaria.La completezza e la chiarezza con cui si manifesta la natura della Chiesa della Controriforma.Il vicario Giovanni Battista Maro riceve una denuncia anonima: un certo Domenico Scandella detto Menocchio di Montereale, ha pronunciato parole "ereticali ed empissime" su Cristo nostro Salvatore; e non solo egli le ha pronunciate, ma ha cercato di diffonderle e di argomentarle. È iniziata così la vicenda che ha portato ai processi, alla prigionia, alla tortura e alla condanna a morte di Domenico Scandella, il mugnaio friulano che ha avuto la disgrazia di avere un po' d'intelligenza e qualche libro fra le mani.

La Compagnia BabyGang di Milano dal 2006 ha fatto grandi passi, così come i suoi collaboratori. Ultimamente ha vinto al concorso "Nuove Sensibilità", in collaborazione con l'E.T.I e presentato alla prima e importante edizione del Teatro Festival Italia a Napoli, con la sua nuova produzione in divenire Luci di Bohemia ispirato all'opera dell'autore spagnolo Ramón del Valle-Inclán. Lo spettacolo sarà prodotto dal Festival Internazionale di Andria e il Teatro Pubblico Pugliese.Tommaso Pitta, collaboratore della BabyGang e attualmente assitente di Tony Servillo, è stato vincitore al concorso "Nuove Sensibilità" con il progetto "Il Contatto" che sarà prodotto dal Teatro Stabile delle Marche.BabyGabg è stata coinvolta dalla scrittura alla recitazione dello spettacolo I Giocatori, ispirato al romanzo Il Giocatore di Dostoievskij, di Paolo Rossi (che ha terminato la sua tournée al Teatro Piccolo Studio di Milano l'anno scorso). Attualmente prepara assieme al regista Paolo Rossi il prossimo spettacolo che andrà in tournee per il Paese: Ubu, Re d'Italia, ispirato al testo di Alfred Jarry.

BabyGang Teatro
Via Archimede, 14 - 20129 Milano
tel: 02 23161006
info@babygang.org - http://www.babygang.org/
Direzione Artistica: Carolina De La Calle Casanova
Responsabile Sezione Cinema: Federico Bonaconza





DOMENICA 18/11 h.22.15 - RIALTO S.AMBROGIO (sala auditorium)

Federica Lenzi
Il Serpente e la Rosa
da: De Sade (opere e lettere), Mishima (Madame De Sade), Shakespeare (sonetti)
drammaturgia, regia e interpretazione: Federica Lenzi

Incentrato sulla figura di D. A. F. De Sade, lo spettacolo ripercorre i temi fondamentali della sua tanto discussa filosofia di vita. Lo fa attraverso un punto di vista femminile, quello della moglie, Renée Pelagie, una donna divisa tra luce e ombra, determinata ad una lotta senza fine contro tutti i valori borghesi della società.






DOMENICA 18/11 h.23.00 - RIALTO S.AMBROGIO (sala teatro)

Fibre Parallele Teatro
Mangiami l'anima e poi sputala
da: Mangiami l'anima e poi sputala di G. Furio
drammaturgia: Riccardo Spagnulo
regia: Licia Lanera
con: Licia Lanera e Riccardo Spagnulo

Una donna religiosa cerca aiuto in Cristo il quale, rifattosi carne, le offre il suo amore al grado zero, terreno e fisico. Ma questo sentimento incontra le resistenze della bigotta che, sentitasi violata finirà per ucciderlo.

Gesù ha sofferto le carni della donna e dell'uomo e sa benissimo che il desiderio e il piacere sono alla base della creazione e che un figlio non nascerà mai se un uomo non desidera la sua donna, e se l'uomo a sua volta non si lascia amare dalla sua donna. Quindi la donna sarà il frumento della sua casa, quindi la donna sarà il pane quotidiano, quindi la donna sarà il male e la pietà del male, il bene e la pietà del bene. Quindi la donna avrà in sè tutte le contraddizioni care a Gesù: la tenerezza e l'oblio, la condanna e l'assoluzione, il parto e il figlio, la luce e la tenebra.
Alda Merini

La donna, il femminile, avanza lentamente fino a rivelare il suo volto.
L'uomo, il maschile, è appeso a un grande crocifisso, immobile, capelli lunghi e panno bianco. Aspetta.
La preghiera di redenzione che innalza la donna, fa compiere il miracolo inatteso: il Cristo muove la sua testa fino a incontrare lo sguardo della disperata.
Questo incontro, questo cortocircuito genera un'esplosione e una deframmentazione del concetto d'amore e di religione, di anima e di corpo, che si fronteggiano e si fondono in una storia d'amore e di purificazione.
Cristo, uomo tra gli uomini, quasi un disoccupato extracomunitario, offre il suo amore al grado zero, cioè terreno, perché è il più semplice, ma incontra le
resistenze e le barricate messe in piedi dalla donna, vincolata da una spiritualità dogmatica e restrittiva.
Il racconto della storia, ombroso ed introverso, a tratti sfiora una sorta di formulario del kitsch, che domina il senso religioso del Sud, tra altarini-museo e riti personali, trasformando la scena in una discarica religiosa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

bello mangiami l'anima; la scena della lezione di aerobica è stata divertentissima.

Anonimo ha detto...

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